Tributi locali: non c’è pace per i professionisti che svolgono attività di supporto agli enti locali
Molti enti locali si rivolgono a soggetti terzi, professionisti e imprese, per lo svolgimento di attività di supporto all’accertamento e alla riscossione. Finora, questi soggetti hanno potuto farlo liberamente, senza alcun obbligo di iscriversi in un apposito albo: il decreto attuativo che avrebbe dovuto istituire una sezione speciale riservata a tali soggetti non è stato emanato nei termini di legge e lo stesso MEF aveva decretato la non operatività dell’obbligo. Tuttavia, con un inatteso e sorprendente revirement, il Ministero ha chiarito che gli operatori interessati (e quindi anche i professionisti) devono comunque richiedere l’iscrizione che, a sua volta, presuppone la forma giuridica di società di capitale. Ma, tra i tanti problemi, ce n’è uno preliminare: la sezione non esiste.
La legge di Bilancio 2020 (art. 1, comma 805, legge n. 160/2019) ha demandato a un decreto del Ministro dell’Economia e delle finanze, da adottare entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge (1° gennaio 2020), d’intesa con la Conferenza Stato-città e autonomie locali, “la definizione dei criteri di iscrizione obbligatoria in sezione separata dell’albo di cui al medesimo articolo 53 per i soggetti che svolgono esclusivamente le funzioni e le attività di supporto propedeutiche all’accertamento e alla riscossione delle entrate degli enti locali e delle società da essi partecipate”.
La medesima norma aveva altresì definito i requisiti minimi di capitale sociale (versato interamente o tramite polizza assicurativa o fideiussione bancaria) che gli operatori del settore avrebbero dovuto avere per svolgere le attività di supporto…